dilluns, 30 de setembre del 2013

Padania nazione fittizia


Estratto dell'intrevista alla giornalista di politica internazionale Elena Marisol Brandolini, a cura di Alba Sidera, del quotidiano catalano El Punt-Avui del 23-09-2013



AS:  Perché in Italia è cosí difficile capire quello che succede in Catalogna?

EMB: Per la nostra stessa storia. La parola “nazionalismo”, in Italia, si relaziona con il fascismo ed ha connotazioni negative. La parola “secessionismo” la adoperano quelli della Lega Nord, un partito politico xenofobo molto di destra che si è inventato una nazione fittizia, la Padania, senza nessun fondamento storico, che non si può comparare in nessun modo con la Catalogna, che indiscutibilmente è una nazione.

(foto: lecodesitges.cat)

diumenge, 29 de setembre del 2013

Lega e indipendentismo catalano, opinione di FERRUCCIO DE BORTOLI


Estratto dell'intrevista al direttore del “Corriere della Sera" a cura di Alba Sidera, del quotidiano catalano “El Punt-Avui” il 22 Settembre 2013.
[...] AS:
È paradossale che in Italia il movimento indipendentista catalano sia comparato con la Lega Nord, che in Catalogna è gemellata con il partito spagnolista e xenofobo Piattaforma per Catalogna (PxC)

FdB:  La Lega Nord non si può comparare con il movimento separatista autentico, storico di Catalogna. Credo che Mas abbia fatto bene a non confondersi con Bossi, perché sono evidentemente due storie completamente diverse.

AS:  Già, ma dato che le comparazioni con la Lega sulla stampa italiana sono abituali, crede che l’indipendentismo catalano non abbia saputo spiegarsi bene in Italia?

FdB:  Credo che si sia spiegato male, anche perché lo confondiamo con quello di altre regioni della Spagna più problematiche e tendiamo a fare confusione. Forse abbiamo tolto importanza alla questione catalana presentandola esclusivamente come un affare interno della Spagna senza ripercussioni internazionali, e in questo ci siamo sbagliati. Perché se la Catalogna conquistasse l’indipendenza, ci sarebbe un effetto immediato in tutta Europa che metterebbe in difficoltà gli altri paesi. [...] 

dimecres, 25 de setembre del 2013

Il terrone catalanista


12 settembre 2013

Manca poco alle 17.14. A quel commovente rintocco di campane che qualcuno dubitava ci sarebbe stato, colonna sonora dellunirsi delle mani di più di un milione e mezzo di persone. I miei principali stati danimo erano ammirazione e commozione; subito dopo la rabbia, per essere costretto a seguire tutto davanti a un monitor, attraverso lo streaming balbuziente di TV3.
Mi distrae il tintinnio dellipad. Una mail. Penso allennesima piulada degli amici che mi raccontano lemozione di ciò che in quel momento stanno contribuendo a costruire.
No. E un caro amico, da Napoli. Il testo del messaggio è laconico. Guarda un po qua... :) che ti dicevo?; e poi i link a Repubblica e al Corriere, con le foto dei leghisti che mettono in bella mostra le senyeras stampate sulle loro magliette.
Mentre i giornali di tutto il mondo raccontano quello che è accaduto e accade in Catalunya, i maggiori quotidiani italiani (sic!), con le due righe di una didascalia di una foto, si mostrano interessati solo a questo elemento di pseudofolklore ahimè tutto nostrano. Il mio umore cambia. E peggiora ancora, quando il sito di Internazionale dedica alla Via catalana soltanto la traduzione di un articolo del quotidiano spagnolo El Mundo, dove i catalani vengono definiti frustrati, ricattatori, traditori.
Dimentico tutto solo grazie allimmagine dellorologio dalinià di Figueres (17.14!) e al suono delle campane. E poi dopo, mano a mano che dalla mia Catalunya virtuale si manifestano nette prese di distanza dalla simpatica trovata dei parlamentari leghisti.
Non sono un indipendentista catalano e forse avrebbe davvero poco senso, per un italiano, esserlo. Sono affascinato da quello che accade e mi muovo (leggo, navigo, parlo, scrivo) alla ricerca di chiavi di lettura per capire. Di una cosa, però, sono certo: Catalonia is not Padania. Spero che i catalani abbiano la stessa consapevolezza: la Lega è quello che, in ambito linguistico, verrebbe qualificato come fals amic.
Non è una questione (solo) di lingua, storia, cultura, tradizione. Il decadimento italiano è ben esemplificato proprio dallascesa, negli ultimi 20 anni, dellincultura e dalla rozzezza di un partito che non ha avuto esitazione a barattare la Padania (che non esiste) con qualche posto nel Governo statale, in compagnia della destra berlusconiana e post-fascista.

Non ho mai visto o letto di nazionalisti che, in nome della Catalunya libera, lanciano banane a una donna di colore, magari dopo che un loro importante esponente (facciamo, proprio per esagerare, un ex ministro del Governo statale?) lha definita pubblicamente orango. Né ho mai visto o sentito di camice giallorosse organizzate in ronde, dedite alla simpatica tradizione padana della caccia allimmigrato (una specie di sardana o di castellers, per intenderci).
Lunica ronda che mi viene oggi in mente è quella dei fascisti che, fatta irruzione nella sede della rappresentanza del Governo catalano a Madrid, hanno interrotto con la violenza le celebrazioni della Diada. Ecco, in quel caso sì, viene voglia di stare, per partito preso, sulla sponda opposta rispetto a quelle brutte facce. Al loro cospetto, mi sono sentito, profondamente e orgogliosamente, catalano.
Ieri, in quellinterminabile stringersi di mani, un politologo spagnolo, Ramón Cotarelo, ha tuittato: aunque pueda parecer un absurdo, los catalanes son la esperanza de España. Dopo quel messaggio, anche io, terrone napoletano che naviga a vista nel degrado, ho  maturato una speranza: riconquistateci, catalani! Con la vostra passione, il vostro civismo, la vostra determinazione.
A conquistare me, per ora, ci siete già riusciti.

dilluns, 16 de setembre del 2013

Us presentem: Catalonia is not Padania

Benvolguts amics,
L’11 setembre 2013, mentre més d’un milió i mig de persones a Catalunya es donaven les mans per unir-se en una cadena per la independència de més de 400 km de longitud, els diputats de la Lega Nord s’exhibien a la cambra del Parlament italià vestint samarretes amb la bandera independentista catalana.
No ens interessen gens els arguments de la Lega Nord. Ens incomoda moltíssim que l’acostament a un moviment populista, racista i xenòfob, pugui malmetre la imatge d’un procés pacífic i civilitzat, on hi participen una gran part dels ciutadans i dels partits catalans, compromesos amb mots d’ordre tals com legalitat, diàleg, europeisme.
El nostre objectiu és sensibilitzar l’opinió pública catalana a malfiar-se de les instrumentalitzacions de la Lega Nord; i, alhora, donar l’oportunitat als italians de relacionar-se amb Catalunya lliures dels prejudicis que d’aquestes mateixes instrumentalitzacions en són la principal conseqüència.
Catalonia is not Padania: la cultura i la identitat catalanes no comparteixen gens la hipotètica cultura padana de la Lega Nord.


Ens podeu seguir a  
FB  https://www.facebook.com/cataloniaisnotpadania
Twitter @CATisNotPadania

diumenge, 15 de setembre del 2013

Il terrone* catalanista

Queda poc per les 17:14. Per aquell emocionant repic de campanes que algú dubtava que succeís, banda sonora del més d’un milió i mig de mans unides. Els meus principals estats d’ànim eren admiració i emoció; immediatament després la ràbia, pel fet d’haver-ho de seguir tot davant d’una pantalla, en el pampalluguejant streaming de TV3.
    Em distreu el dring de l’Ipad. Un mail. Penso en l’enèsima piulada dels amics que m’expliquen l’emoció d’allò que en aquell moment estan contribuint a construir.
      No. És un estimat amic, de Nàpols. El text del missatge és lacònic. “Mira això d’aquí... :) què te’n deia?”; i després els link de Repubblica i del Corriere, amb vídeo i fotos dels diputats de la Lega on mostren amb fatxenderia les estelades estampades a les seves samarretes.
    Mentre els diaris de tot el món expliquen allò que ha passat i està passant a Catalunya, els diaris més importants italians (sic!), amb dues ratlles de peu d’una foto, es mostren interessats únicament per aquest element de pseudofolklore –pobre de mí!– tan nostrat. El meu humor canvia. I empitjora encara, quan la web de Internazionale a la Via Catalana hi dedica només la traducció d’un article del diari El Mundo, on els catalans són definits “frustrats”, “xantatgistes”, “traïdors”.
    M’oblido de tot gràcies només a la imatge del rellotge dalinià de Figueres (17:14!) i al repic de campanes. I més tard, a mesura que des de la meva Catalunya virtual es manifesten clares preses de posició distanciades de la “simpàtica” ocurrència dels parlamentaris de la Lega.
     No sóc un independentista català i potser tampoc tindria gaire sentit, per un italià, ser-ho. Estic fascinat per això que passa i em moc (llegeixo, navego, parlo, escric) a la recerca de claus de lectura per comprendre. Però d’una cosa n’estic ben segur: Catalonia is not Padania. Espero que els catalans en tinguin la mateixa consciència: la Lega ès allò que, en àmbit lingüístic, seria qualificat com fals amic.
   No és una qüestió (només) de llengua, història, cultura, tradició. La decadència italiana justament s’exemplifica molt bé amb l’ascens, en els últims 20 anys, de la incultura i de la grolleria d’un partit a qui no li ha tremolat el pols a l’hora de bescanviar la Padània (que no existeix) per alguna cartera ministerial al Govern estatal, en companyia de la dreta berlusconiana i postfeixista.
      No he vist ni he llegit mai sobre nacionalistes que, en nom de Catalunya lliure, llancin plàtans a una dona negra [ministra d’Integració], fins i tot després que un dels seus importants representants polítics l’hagués definida públicament “orangutan”. Tampoc no he vist ni he sentit mai que camises quadribarrades organitzades en patrulles, es dediquin a la “simpàtica” tradició padana de caçar immigrants (com si de colles sardanistes o castelleres es tractés).
L’única patrulla que avui em ve al cap és aquella fascista que, fent irrupció a la seu de la Generalitat a Madrid, ha interromput violentament les celebracions de la Diada. Vet aquí -en aquest cas sí- que venen ganes d’estar, per prejudici, a la trinxera contrària respecte a aquells energúmens. Davant d’ells, m’he sentit, profundament i orgogliosament, català.
     Ahir, en aquella interminable filera que es donava les mans, un politòleg espanyol, Ramón Cotarelo, va piular: “tot i que sembli absurd, els catalans són la esperança d’Espanya”. Després d’aquell missatge, jo també, terrone* napolità que navega a vista en la degradació, he madurat una esperança: reconqueriu-nos, catalans! Amb la vostra passió, el vostre civisme, la vostra determinació.
        A conquerir-me a mi, de moment, ja ho heu aconseguit.





* Italià del sud (nom pejoratiu utilitzat aquí irònicament).

dissabte, 14 de setembre del 2013

In Catalogna non ho mai visto...

Non ho mai visto o letto di nazionalisti che, in nome della Catalunya libera, lanciano banane a una donna di colore, magari dopo che un loro importante esponente (facciamo, proprio per esagerare, un ex ministro del Governo statale?) l’ha definita pubblicamente “orango”.

Né ho mai visto o sentito di camice giallorosse organizzate in ronde, dedite alla simpatica tradizione padana della caccia all’immigrato