Articolo uscito sul giornale digitale Vilaweb il 23.01.2014 in italiano e catalano
'Fascista', 'xenofobo', 'razzista".
Visita 'scomoda', 'imbarazzante', 'inopportuna'. 'Maroni non è benvenuto': in catalano, italiano e inglese, per evitare residuassero dubbi. Queste le formule ricorrenti nella stampa catalana di questi giorni,
riferite a Roberto Maroni e al suo incontro con Artur Mas. Coerenti con queste
premesse, il basso profilo voluto dalla Generalitat per la riunione (incontro
rigorosamente privato, nessuna conferenza stampa, né foto né riprese), il comunicato
diffuso dal govern al termine dell'incontro e la bella lettera
di Mas al quotidiano italiano La Repubblica ('Lo spirito
catalano'), pubblicata il giorno dopo la visita.
Domenica l'Ara pubblica una intervista a
Maroni. L'impressione che se ne trae è in forte contraddizione con
lo scenario sopra descritto: ne viene fuori un personaggio politico di tutto
rispetto, con cui i catalani possono trovare piena sintonia. Tutt'al più un
perseguitato dalla stampa (e dai giudici)
italiani, che offrono un'idea distorta della Lega e dei suoi uomini.
Lo stesso giornale, lo stesso giorno,
pubblica anche un articolo di Sebastià
Alzamora in cui si parla 'de la molt xenofoba Lliga Nord [...]
una de les forces europees que han donat un suport mes clar a la penosaPlataforma per
Catalunya'.
Complessivamente, dunque, una visione
manichea di Maroni e della Lega, che sollecita qualche riflessione. La prima:
la Catalunya si mostra, come nella sua tradizione, uno spazio democratico e
plurale. Nella medesima dimensione comunicativa - anzi nelle pagine della
stessa edizione di un quotidiano - vengono fuori schizzi assai diversi di un
uomo politico e del suo movimento; ciascun lettore, in tal modo, ha a sua
disposizione molteplici chiavi di lettura per costruire, criticamente, le
proprie idee.
Proprio in questa prospettiva però, se si
vuole offrire un contributo alla chiarezza e alla tensione al vero, occorre
chiedersi su quali fatti trovino riscontro le risposte di Maroni. Anche perché,
se così non si facesse, i mezzi di informazione rischierebbero facilmente di
trasformarsi da cane da guardia del potere nel suo megafono.
Il dichiarato europeismo della Lega, che
stringe 'patti di ferro'
con Marie Le Pen o con altri alleati discutibili, è compatibile con una idea democratica
d'Europa, con l'idea che i catalani hanno dell'Europa? E' razzista un partito
che utilizza come strumenti di contrapposizione politica espressioni come 'negro', 'orango', 'ebreo',
'finocchio'? Non si tratta di fenomeni di costume - gravissimo, per una
democrazia civile, considerarli tali - ascrivibili a qualche isolato militante,
ma condotte poste in essere da persone che rivestono (o hanno rivestito)
posizioni istituzionali di primissimo piano: parlamentari, europarlamentari,
ministri della Repubblica.
A leggere l'intervista, tutto ciò sarebbe
solo il frutto di pregiudizi e di propaganda. E' vero. La Lega è vittima della
propaganda: di quella stessa propaganda che utilizza per conquistare consenso
parlando alla pancia delle persone. In un paese normale, per far capire cosa è
la Lega, non sono necessarie inchieste complesse o materiali di difficile
reperimento. E' sufficiente utilizzare gli stessi manifesti che il partito
confeziona per campagne elettorali o di opinione, le pagine del suo organo di
stampa ufficiale (La Padania), i programmi dei dibattiti che
organizza, le dichiarazioni di
suoi noti esponenti.
Anche il capitolo immigrazione viene
liquidato nell'intervista in termini semplicistici. Non si tratta di discutere
la reale o presunta somiglianza tra le diverse legislazioni europee in materia.
Le 'innovazioni' introdotte dai governi Berlusconi-Lega (di cui Maroni ha fatto
stabilmente parte nelle vesti di ministro) sono state oggetto di numerosi
interventi della Corte
costituzionale (ancora un complotto?) e delle giurisdizioni
sovranazionali (ecco che il complotto diventa europeo).
Ma lasciando da parte la legge, esiste una
dimensione etica e morale: quando le regole si rivelano inidonee a contenere i
flussi migratori (per la non adeguatezza delle regole stesse o per la portata
del fenomeno) uomini di diverse origini e cultura sono destinati a guardarsi
faccia a faccia. Il leghista, che invoca una 'Europa
cristiana' per contenere la 'invasione islamica', dimentica, anche di fronte alla estrema
sofferenza del suo simile, i valori basilari della cristianità e si lancia in affermazioni che non meritano neanche di essere
commentate.
Questi sono i fatti su cui si basa
l’immagine della Lega che ha, mi è parso di capire, la maggior parte dei
catalani. Se essi sono falsi ed esistono fatti diversi, in grado di suffragare
le affermazioni che Maroni ha reso alla stampa, sarebbe importante saperlo. Per
l'Italia, la Catalunya, l'Europa.
* professore in Diritto Constituzionale a l'Università di
Napoli Federico II